Arguing Religion

L’obiettivo di questo progetto di ricerca è migliorare la nostra comprensione delle finalità, prospettive e portata delle risposte al disaccordo religioso basate sull’argomentazione. Mentre esistono numerose ricerche sui mezzi di cui le società dispongono per fare fronte al disaccordo religioso in modi eticamente e politicamente legittimi, la questione dello spazio che tale disaccordo lascia all’argomentazione in senso proprio ha ricevuto molta meno attenzione. Facendo leva su ricerche passate e presenti di ISR sulla secolarità, la postsecolarità e la teoria dell’argomentazione, il progetto “Arguing Religion” si propone di rimediare a tale situazione.

Considereremo il disaccordo religioso da tre diversi punti di vista:

  • in quanto disaccordo tra credenti appartenenti alla stessa fede (disaccordo intrareligioso)
  • in quanto disaccordo tra credenti appartenenti a fedi diverse (disaccordo interreligioso)
  • in quanto disaccordo tra credenti e non credenti (tanto atei quanto agnostici)

È lecito attendersi che il ruolo, le finalità e la portata dell’argomentazione differiscano a seconda dei diversi scenari e a seconda delle fedi religiose coinvolte. Spesso, un giudizio convergente o addirittura il consenso sono considerati fini intrinseci dell’argomentazione. Ma davvero questa convergenza o questa concezione consensualista dei fini dell’argomentazione pubblica è applicabile in modo utile al caso dell’argomentazione in ambito religioso? E in caso contrario, esistono concezioni alternative promettenti?

Il progetto affronterà le questioni precedenti e quelle seguenti da prospettive disciplinari differenziate (filosofia della religione, epistemologia, teoria dell’argomentazione, teologia, scienze religiose):

  1. Che cos’è un disaccordo religioso e che tipologie di disaccordo religioso esistono?
  2. Che cos’è un’argomentazione religiosa e che cosa la distingue dalle argomentazioni non religiose?
  3. Fino a che punto i disaccordi religiosi possono e devono essere concepiti come disaccordi in cui almeno una delle parti in disaccordo commette un errore epistemico (possiede cioè una falsa credenza)?
  4. Quali sono le alternative teoriche a un’interpretazione cognitivista del disaccordo religioso e quale riflesso hanno sul ruolo che l’argomentazione e il ragionamento potrebbero e dovrebbero svolgere in risposta al disaccordo religioso?
  5. Ha senso concepire (alcuni) disaccordi religiosi come disaccordi impeccabili (perfetti), cioè come casi in cui, per un contenuto proposizionale p, A crede che p (o qualcosa che implica p), B crede che non-p (o qualcosa che implica non-p), e né A né B sono in errore?
  6. Qual è la rilevanza epistemologica del “disaccordo tra pari” nel caso dell’argomentazione religiosa?
  7. Qual è il modo migliore di comprendere le finalità dell’argomentazione religiosa? Lo scopo è forse convincere gli altri, persuaderli, riuscire a convertirli o tutt’altro?

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