La scrittura come cura di Sé – Intervento di Lucia Galvagni
La narrazione attraversa lo spazio e il tempo clinico ed ha un valore terapeutico essa stessa, perché consente un confronto tra i soggetti agenti e coinvolti e rappresenta una prima reazione nei confronti della situazione indotta dalla malattia. Il dialogo viene letto del resto come pratica di cura. La dimensione dialogica e narrativa è presente anche nella preghiera, quando ci si pone in uno scambio – anche solo interiore – con la dimensione trascendente. La scrittura diventa un momento ulteriore di questo scambio, e può essere la prima modalità per esprimere i vissuti, sia da parte dei pazienti, che da parte dei clinici.
Oggi la medicina narrativa cerca di lavorare all’esplicitazione delle dinamiche implicite nella cura, al fine di riconoscere spazio e di valorizzare le storie di malattia, prendendosi cura così delle persone in esse implicate. Al convegno sono intervenuti esperti di educazione e di scrittura terapeutica, counselor, neurochirurghi e scrittori.
L’approfondimento sulle narrazioni cliniche rientra nella linea di ricerca “Scienza, valori e tecnologie” e in particolare nel progetto “Etica, religione e medicina” del Centro per le Scienze Religiose.